venerdì 29 febbraio 2008

Snobismo di massa

Landi intende con “snobismo di massa” la diffusione di una modalità dell’apparire per l’apparire che, all’inizio del secolo, era appannaggio solo del dandy, appunto, dello snob.

Da un'ottica più sociologica Vanni Codeluppi parla di "consumare su misura":
"Oggi il bisogno di sentirsi diversi è sempre più stimolato, da un lato dall'omologazione creata dalla saturazione dei principali mercati e dall'affollamento dei canali comunicativi, dall'altro dalla disgregazione del tessuto sociale che libera i soggetti dalla soggezione ai tradizionali status di riferimento." Ci stiamo muovendo dunque verso una paradossale "società individualistica di massa", nella quale ciascuno vuole sentirsi ed essere trattato come se fosse unico, anche se in realtà è molto simile a tutti gli altri. Vorremmo concludere questa parte travalicando l'ambito professionale. Il tema è troppo importante nella sua globalità per non avviare su di esso una riflessione e cediamo quindi la parola a Ugo Volli: "Favoloso o no, in realtà si tratta sempre di nichilismo, cioè di una certa mancanza di contenuto, di un certo vuoto fondamentale, di una malattia. Che nel pensiero di Nietzsche è però legata a un altro tema molto famoso e disgraziatamente molto praticato negli ultimi cento anni, quello della volontà di potenza” Ed aggiunge Volli "oggi la volontà di potenza vive dappertutto come marketing." (Per il politeismo - ed. Feltrinelli - pag. 197) È difficile dire se la volontà di potenza viva normalmente nella nostra epoca come marketing, sicuramente essa però è inserita nell'individualismo del consumatore, nella sua voglia di esprimersi, quasi a dimostrare, a se stesso e agli altri, di essere l'artefice unico della propria vita e del proprio destino. Ma è proprio vero che non esiste più un agire di consumo collettivamente condiviso? E se la risposta fosse no, come si concilierebbe con le analisi della Weil? L'esperienza quotidiana ci dice fenomenologicamente che in realtà le persone continuano a servirsi di prodotti e marche, come è sempre successo e, non sembrano essere avvenute le rotture traumatiche di cui parla la Weil.

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